Destinatario
Colui al quale è rivolto un testo è detto destinatario ; può essere un individuo o un gruppo.
Perché la comunicazione abbia successo, dobbiamo adeguare il testo al destinatario, cioè scegliere con cura che cosa dire e con quali parole. Occorre tener conto dei seguenti elementi:
- il in cui è espresso il testo deve essere noto al destinatario. Sono evidenti le difficoltà che si incontrano nel comunicare con chi non capisce la nostra lingua. Spesso, tuttavia, nascono incomprensioni anche tra persone che parlano la stessa lingua, in particolare se si usano espressioni sconosciute al destinatario (come termini specialistici) o parole dal significato generico, che permettono differenti interpretazioni;
- il rapporto con il destinatario determina un uso della lingua più o meno preciso e accurato. Con gli amici, i familiari, le persone che conosciamo bene parliamo in modo disinvolto, usiamo termini colloquiali, prestiamo minore attenzione alle regole grammaticali e utilizziamo i gesti o la mimica. Con gli estranei invece il nostro discorso è più sorvegliato, usiamo termini più ricercati, siamo più attenti al rispetto delle convenzioni grammaticali. Inoltre, a seconda del rapporto con il destinatario, variano la scelta dei pronomi e l’uso delle formule di cortesia. Con un amico si usano il tu e il nome proprio. Con sconosciuti o persone a cui si vuole dimostrare rispetto si usano il lei, spesso il cognome o il titolo, e formule come signora, ingegnere, dottore, per cortesia, sarebbe così gentile da ecc .;
- la conoscenza più o meno approfondita che il destinatario ha dell’argomento ci guida nella scelta delle informazioni. Infatti, se diciamo cose note o prevedibili, annoieremo chi ci ascolta o legge; ma, al contrario, se diamo per scontate o tralasciamo informazioni importanti, rischiamo di non essere capiti.